Cosa c’è di buono?

Ecco perché il Global Goal numero 12 si centra, anche, a tavola.

24 febbraio 2021

Goals  cibo sostenibile   interna

“Doing more and better with less”, fare di più e meglio con meno risorse. Potrebbe essere questa la sintesi del Global Goal numero 12 che mira a mettere in atto modelli di produzione e di consumo sostenibili ed efficienti per ridurre il nostro impatto sul Pianeta e migliorare la qualità della vita: la nostra e quella delle generazioni future.
È un Goal che ci attiva tutti, in prima persona. Del resto, non abbiamo alternative: secondo l’ONU – Organizzazione delle Nazioni Unite, se la popolazione mondiale passasse dagli attuali 7 miliardi di persone agli oltre 9 miliardi di persone entro il 2050, servirebbero tre pianeti per soddisfare la domanda di risorse naturali necessarie a sostenere gli stili di vita attuali.

Occorre agire, subito.
In quanto cittadini globali abbiamo il potere di influire sui modelli di produzione orientando le scelte e le tendenze del mercato. In questo siamo aiutati dall’incredibile potenzialità di Internet come mezzo di informazione e di condivisione.
In quanto consumatori possiamo scegliere in ogni momento cosa acquistare e come farlo, favorendo la transizione verso un’economia circolare in cui le risorse vengono sì prelevate dalla natura ma sono destinate a durare di più perché gestite in modo sostenibile lungo tutta la filiera (produzione, distribuzione, consumo) e, a chiusura del cerchio, riutilizzate e riciclate. Non a caso il riuso degli oggetti e il riciclo dei materiali sono due delle parole chiave della famosa strategia delle 5R, insieme a riduzione dei rifiuti, raccolta differenziata e recupero dell’energia.

È evidente che in questo contesto assume particolare importanza la lotta allo spreco alimentare. Secondo l’ONU, ogni anno nel mondo, 1,3 miliardi di tonnellate di cibo finisce nella spazzatura dei consumatori e dei commercianti, oppure va a male a causa di sistemi di conservazione, trasporto o pratiche agricole inadeguati. Tutto questo mentre quasi 1 miliardo di persone soffre di denutrizione e un altro miliardo soffre la fame.
E in Italia? Secondo il Politecnico di Milano, ogni anno in Italia vengono generate circa 5,6 milioni di tonnellate di eccedenze alimentari. Di queste meno del 10% è recuperato in donazioni, il resto è spreco.

All’aspetto etico della questione ne va aggiunto un altro: secondo l’ONU, il settore alimentare rappresenta il 30% del consumo totale di energia ed è responsabile del 22% delle emissioni di gas serra. È il cosiddetto impatto ambientale del cibo.
Anche il cibo che consumiamo, o che sprechiamo, infatti, lascia un’impronta sul nostro Pianeta:

  • • l’impronta di carbonio quantifica le emissioni di gas a effetto serra durante il ciclo di vita dell’alimento,
  • • l’impronta idrica indica quanta acqua dolce è stata utilizzata,
  • • l’impronta ecologica misura la quantità di terra usata.

Trasformato in pratica, secondo i dati della Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition, per ottenere 1 kg di carne bovina si consumano 19.525 litri di acqua e si emettono oltre 26mila grammi di CO2 equivalenti, mentre per la stessa quantità di verdure di stagione bastano 335 litri e le emissioni si fermano a 815 grammi! Non a caso l’impatto ambientale della carne è molto elevato mentre è limitato nel caso di una dieta basata su alimenti di origine vegetale. Sempre secondo la Fondazione se tutti gli italiani non mangiassero carne per un solo giorno a settimana, si avrebbe un risparmio totale di 198mila tonnellate di CO2, pari al consumo elettrico annuo di quasi 105mila famiglie o a 1,5 miliardi di km in auto. Praticamente, un piatto di carne in meno la settimana porterebbe gli stessi benefici di tre milioni e mezzo di auto in meno sulle strade in un anno.

E allora, per fare Global Goal numero 12 e contribuire a ridurre lo spreco di tutte le risorse, ricordiamoci di scegliere: sempre, anche a tavola!

Notizia e foto derivanti dal sito di Energicamente