Una giusta transizione, per rispondere a povertà e cambiamenti climatici

Oltre 400 mila interventi agevolati, 1,7 milioni è il numero di italiani con reddito medio-basso che ha beneficiato del provvedimento, circa il 60% delle unità coinvolte si trovava nelle classi energetiche più sfavorevoli (G e F). Stiamo parlando di un risparmio in bolletta del 30,9% per un salto di 2 classi e del 46,4% per un salto di 3 classi, un impatto significativo sul comparto costruzioni in termini di valore aggiunto e occupazione.

Sono alcuni dei numeri (fonti da Enea, Nomisma e Bankitalia) sul Superbonus 110%, una misura – oggi abolita dal Governo - che, dati alla mano e pur con limiti e necessità di riforme, ha il merito di aver dotato il nostro Paese di un piano e di uno strumento sul tema dell’efficientamento energetico degli edifici.

A partire proprio dall’analisi delle politiche italiane su questo argomento, il Forum Disuguaglianze e Diversità, nel suo rapporto dal titolo “La sfida dell’efficienza energetica alla prova delle disuguaglianze”, ricostruisce le misure per il recupero e la riqualificazione energetica degli edifici dal 1998 fino all’introduzione del Superbonus e alla sua abolizione, dal punto di vista della giustizia sociale.

Il dettagliato rapporto spiega come il Superbonus abbia rappresentato l’unica politica strutturale che, intervenendo sui consumi energetici delle abitazioni, ha contrastato e ridotto alcune delle cause della povertà energetica e ha migliorato la condizione abitativa delle fasce più vulnerabili, permettendo anche un risparmio economico a molte famiglie.

Il Rapporto si chiude con una proposta di politica strutturale che deve essere in grado di mettere in campo una strategia chiara e di sistema, che tenga insieme obiettivi ambientali e abitativi, anche per le fasce economicamente più deboli, identificando con chiarezza gli obiettivi delle misure.