Povertà energetica e impatto di genere

Secondo una ricerca dell’Istat, di cui le evidenze riportate anche in un dossier pubblicato dalla Camera dei Deputati, la povertà energetica ha un impatto maggiore sulle donne italiane.

12 novembre 2024

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Il 1 agosto scorso è stato pubblicato dalla Camera dei Deputati un dossier di approfondimento in merito al diverso impatto che ha la crisi energetica su uomini e donne, con l'obiettivo di fornire spunti di riflessione su quali siano i fattori che concorrono alla povertà energetica e quali policies possono essere formulate per ridurre l'impatto di questo fenomeno.

La principale evidenza che emerge dal dossier, è che la povertà energetica ha un impatto maggiore sulle donne italiane, contribuendo in misura significativa ad aggravare la disparità di genere.

I dati del dossier provengono da un'indagine condotta dall’Istat, i risultati mostrano che l’11,2% delle famiglie - in cui le donne sono le principali percettrici di reddito - hanno difficoltà a riscaldare adeguatamente la propria abitazione; un dato superiore di più due punti percentuale rispetto a quello maschile. Inoltre si evidenzia che questi stessi nuclei familiari risultano leggermente più esposti al rischio di arretrato con il pagamento delle bollette (5,2% delle famiglie in cui la donna è la principale percettrice di reddito, contro il 4,5% delle famiglie in cui è l’uomo il principale percettore).

A livello europeo, questa differenza non si rileva se non per 0,2 punti percentuali a sfavore della donna, ma solo se si considera come riferimento il totale della popolazione. Nello spacchettamento per fasce d'età, tra i 25 e i 34 anni, gli uomini sono più a rischio di non essere in grado di riscaldare adeguatamente la propria abitazione rispetto alle donne, mentre il dato si inverte nella fascia di età tra i 55 e i 64 anni e supera i 2 punti percentuali (7,9% contro il 10,3%).

Per un’analisi più accurata è necessario comprendere il significato di povertà energetica che è definita dalla Direttiva UE 2023/1791 come “l’impossibilità per una famiglia di accedere a servizi energetici essenziali che forniscono livelli basilari e standard dignitosi di vita e salute, compresa un’erogazione adeguata di riscaldamento, acqua calda, raffrescamento, illuminazione ed energia per alimentare gli apparecchi".
La definizione prosegue specificando che questa condizione deve essere rapportata al contesto nazionale, la politica, e soprattutto è data da una combinazione di fattori, tra cui un reddito insufficiente, ma anche la scarsa efficienza energetica delle abitazioni.

Per quanto riguarda le cause di questo fenomeno, quelle principali riguardano i bassi livelli salariali, i bassi livelli di efficienza energetica delle abitazioni e gli alti prezzi dell’energia: come conseguenza di questo fenomeno, le donne possono essere anche maggiormente esposte a rischi per la salute e l’esclusione sociale.

Risulta evidente l’urgenza di adottare misure che integrino la dimensione di genere nelle politiche energetiche per garantire un futuro equo e sostenibile per tutti. Le politiche europee e italiane stanno iniziando a riconoscere il problema, tramite misure economiche e legislative.

Il Fondo sociale per il clima, ad esempio, adottato dal Parlamento Europeo, sosterrà misure strutturali e investimenti nelle ristrutturazioni edilizie a fini di efficienza energetica, nell’accesso ad alloggi economicamente accessibili ed efficienti sotto il profilo energetico, nel riscaldamento e raffrescamento puliti, nell’integrazione delle energie rinnovabili e nella mobilità e nei trasporti a zero e a basse emissioni.
È comunque fondamentale sensibilizzare su questo tema e promuovere interventi politici efficaci, non solo per una questione di riduzione della povertà, ma per costruire una società più giusta e sostenibile per tutti.