Mare Monstrum, Fontana (Legambiente): “Crescono le aggressioni alle zone costiere e al mare”

Secondo il report nel 2022 sono stati 19.530 i reati accertati, in crescita rispetto al 2021. Il maggior numero di illegalità è relativo al ciclo illegale del cemento, dalle cave alle case abusive.

31 ottobre 2023

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Enrico Fontana, giornalista, è il responsabile dell’Osservatorio nazionale Ambiente e legalità di Legambiente. Per l’associazione ambientalista, cura la realizzazione del Rapporto Ecomafia e del dossier “Mare Monstrum”. Lo abbiamo intervistato per comprendere meglio i risultati del report sul mare violato e minacciato dall’aggressione criminale in Italia che raccoglie i dati e i numeri del 2022.

I numeri del rapporto "Mare Monstrum" restituiscono una fotografia puntuale dei principali fenomeni di aggressione alle zone costiere: qual è la tendenza accertata dei reati ambientali e come si collocano geograficamente?
Nel 2022 sono stati ben 19.530 i reati accertati, con una crescita del 3,2% rispetto al 2021. Contando anche gli illeciti amministrativi, oltre 44mila, si arriva a una media di 8,7 infrazioni per ogni km di costa, una ogni 115 metri. Il 48,7% dei reati ha riguardato le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, Campania in testa, seguita da Puglia, Sicilia, Lazio e Calabria.

Quali sono i reati ambientali più diffusi e quali sono gli strumenti di contrasto messi in campo?
Il maggior numero di reati è relativo al ciclo illegale del cemento, dalle cave alle case abusive, pari al 52,9% del totale, ma preoccupano anche la mala-depurazione, lo smaltimento dei rifiuti e la pesca di frodo. Contro l’inquinamento del mare sono previste sanzioni gravi ma contro l’abusivismo edilizio e la pesca di frodo non esistono adeguati strumenti di repressione.

Parliamo di inquinamento marino, oltre alla plastica: quali sono gli illeciti penali più impattanti?
Sicuramente gli impianti che invece di depurare inquinano, ma anche gli scarichi abusivi. Causano veri e propri disastri ambientali anche tecniche di pesca illegali, come quelle utilizzate per saccheggiare i datteri di mare e le oloturie, due specie protette, oppure i ricci di mare pescati quando, per tutelarli, la raccolta è vietata.

Cosa emerge dal confronto con il rapporto 2022?
Innanzitutto la crescita dei reati, a cominciare dall’impatto del cemento illegale lungo le coste del Mezzogiorno. L’aggressione al mare e allo straordinario patrimonio costiero del nostro Paese è una minaccia all’ambiente ma anche alla sana economia.

Quali sono le proposte di tutela presentate da Legambiente?
Ne abbiamo avanzate otto, dall’intervento dei Prefetti, come previsto da una norma del 2020 purtroppo depotenziata, per demolire le case abusive non abbattute nonostante le ordinanze dei Comuni, alla costruzione di sistemi fognari e di depurazione fino all’introduzione di sanzioni adeguate contro la pesca illegale. Dobbiamo tutelare il Mare nostrum e non c’è più tempo da perdere.