12 luglio 2023
Solo un dipendente su cinque conosce gli strumenti messi a disposizione dal welfare aziendale, ma proprio questo strumento sarà sempre più importante e strategico per attrarre nuovi lavoratori, soprattutto giovani, all’interno delle società. È quanto emerge dal sesto rapporto “Il valore delle nuove forme del lavoro nelle aziende”, condotto da Censis e Eudaimon. Secondo questa ricerca solo il 19,8% degli occupati conosce le politiche aziendali a supporto dei lavoratori, il 45% dichiara di conoscerle a grandi linee, mentre il 35,1% non ne ha la minima idea.
Per quanto riguarda la tipologia di servizi e prestazioni, dall’indagine emerge che: il 79,4% dei lavoratori vorrebbe un supporto personalizzato; il 79,2% migliori e maggiori opportunità per conciliare vita familiare e lavoro; il 79,1% integrazioni di reddito per coprire spese alimentari; il 78% supporto per risolvere problemi burocratici nel rapporto con la pubblica amministrazione; il 68,1% consulenza o supporto psicologico per affrontare le difficoltà quotidiane.
Un altro aspetto che l’indagine evidenzia è che, se potesse, il 46,7% degli occupati italiani lascerebbe l’attuale lavoro. Dal punto di vista della classe d’età, lo farebbe il 50,4% dei giovani e il 45,8% degli adulti. Mentre cambierebbe lavoro il 58,6% degli operai, il 41,6% degli impiegati e solo il 26,9% dei dirigenti.
In questo contesto, pur nell’apprezzamento manifestato per i sostegni al reddito, Il Censis stima che il welfare, nei prossimi anni, diventerà strategico come supporto al miglioramento della qualità della vita e come strumento per motivare e attrarre i lavoratori, soprattutto i più giovani.
L’occupazione delle classi d’età inferiori è peraltro in calo secondo le stime: nel decennio 2012-2022 gli occupati tra i 15 e i -34 anni sono diminuiti del 7,6% e quelli tra i 35 e i 49 anni del 14,8%, mentre i 50-64enni sono aumentati del 40,8% e quelli con 65 anni e oltre del 68,9%.