08 aprile 2024
“Se non si può misurare qualcosa, non si può migliorarla” è una delle più celebri citazioni di Lord William Thomson Kelvin, fisico e ingegnere britannico, e infatti è ormai prassi utilizzare KPI per monitorare anche ambiti non propriamente scientifici, non ultime le dinamiche DE&I in azienda.
Esistono già alcuni indici, anche internazionali, che monitorano l’applicazione dei valori di diversity, equity & inlcusion, ma la Commissione D&I di Utilitalia, insieme all’Università Bicocca di Milano, ne ha realizzato uno su misura per le utilities associate. Questo D&I Index è un indicatore sintetico, basato su KPI quali/quantitativi, che analizza le politiche di diversity & inclusion nelle aziende di servizi pubblici, e che rende misurabili i risultati degli impegni assunti con la firma del patto “La Diversità fa la Differenza”, al quale hanno aderito ad oggi 42 utilities. L’accordo prevede un programma comune composto di tre principi generali e sette conseguenti impegni per promuovere politiche di diversità e inclusione.
I primi dati, frutto di un’indagine pilota su un campione rappresentativo di utilities, tra le quali anche Estra, sono stati presentati a Roma il 15 novembre 2023, durante il convegno “Dinamiche D&I nelle Utilities Italiane” e indicano un quadro molto eterogeneo, che varia a seconda dei territori e soprattutto delle dimensioni aziendali. Politiche aziendali inclusive a tutti i livelli dell’organizzazione, misure di conciliazione dei tempi vita-lavoro, gestione del merito trasparente e neutra rispetto alle diversità di genere, età, cultura, adozione di sistemi di monitoraggio dei progressi conseguiti e politiche di sensibilizzazione interne ed esterne, sono solo alcuni degli aspetti presi in considerazione dall’indice.
La differenza di genere continua ad avere una rilevanza particolare nel settore, rispetto ad altre tipologie di diversità, e la presenza di un gender gap retributivo sembra indicare che ci siano margini di miglioramento significativi per la maggior parte delle aziende del campione. Il 90% delle aziende analizzate ha una specifica policy di selezione del personale per prevenire le discriminazioni, anche se – probabilmente a causa di dinamiche di settore – nell’organico è preponderante il genere maschile. Secondo l’indagine, le donne fanno parte degli organi amministrativi nella quasi totalità delle società sottoposte alla survey, anche se per lo più senza deleghe esecutive.
Il 60% del campione ha attivato percorsi di formazione connessi alle tematiche di sostenibilità, diversità e inclusione; tra gli aspetti su cui lavorare ancora il sostegno alla genitorialità (congedi parentali integrativi, contributi asilo e baby sitter) soprattutto nelle realtà più piccole e l’ampliamento delle politiche aziendali di D&I anche al di fuori dei temi legati alla sicurezza sul lavoro, ai diritti dei lavoratori, alla salute e al benessere dei dipendenti. Emerge chiaramente l’eterogeneità dei risultati riguardo alla presenza di politiche specifiche sulla diversità, anche tra le aziende di maggiori dimensioni. Per la quasi totalità delle realtà analizzate, la presenza di una rendicontazione periodica di sostenibilità supporta le politiche di diversità e consente un monitoraggio costante dei progressi.
Questa prima raccolta dati, destinata a ripetersi annualmente, è servita anche a fare emergere limiti e criticità dell’Index, che potranno essere sanati in vista delle prossime rilevazioni, fra tutti la necessità di prevedere anche un’analisi di natura qualitativa tramite interviste mirate successive alla somministrazione dei questionari, al fine di verificare i valori ottenuti per l’Index sintetico relativamente ai principi e agli Impegni.
La presentazione di questo indice è stata l’occasione per riflettere sull’importanza di porsi obiettivi concreti, raggiungibili e misurabili, perché quelli della DE&I sono valori cruciali, che nessuna azienda può più ignorare: non si tratta solo di un tema etico, ma sono ormai prerequisiti fondamentali per restare competitivi sul mercato globale.