12 luglio 2023
Le comunità energetiche non sono altro che associazioni di cittadini, enti e imprese che decidono, insieme, di costruire impianti per produrre e condividere energia rinnovabile, con vantaggi per l’ambiente e per la società. All’Università di Pisa è stata recentemente dedicata una cattedra proprio alle comunità energetiche, per contribuire alla missione dell’Agenzia delle Nazioni Unite di diffondere i programmi di sviluppo sostenibile con la produzione di energia pulita. Ne abbiamo parlato con il titolare del corso, il prof. Marco Raugi.
Qual è il senso di aver inaugurato in Italia una cattedra dedicata alle comunità energetiche?
Le Cattedre Unesco sono centri di eccellenza che sviluppano attività di ricerca e formazione avanzati sui temi individuati dai piani di azione programmatici dell’Unesco e, dal 2015, sugli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda Onu 2030, al fine di contribuire allo sviluppo della società in aree prioritarie per l'Unesco. Quella dell’Università di Pisa si prefigge l’obiettivo di studiare metodi innovativi e di realizzare Comunità Energetiche (CE), alimentate solo da fonti rinnovabili prodotte localmente, contribuendo quindi a un’accelerazione nella transizione energetica, resa ancor più urgente dall'attuale situazione geo-politica.
Quale impatto questa scelta sta generando in termini di adesioni e prospettive?
A seguito della istituzione della nostra Cattedra Unesco siamo entrati in contatto con importanti realtà della pubblica amministrazione e diverse società operanti nel settore produttivo e del sociale che hanno apprezzato il nostro taglio multidisciplinare e internazionale, con le quali stiamo collaborando ai fini della progettazione di Comunità Energetiche. Inoltre, il Master che è stato attivato all’Università di Pisa si avvale della collaborazione attiva di molte aziende, società e amministrazioni comunali che fanno un percorso professionalizzante immediatamente propedeutico all’inserimento nel mondo del lavoro per giovani laureati, così come un piano di aggiornamento e riqualificazione per operatori del settore e funzionari pubblici, con un focus speciale per gli Energy Manager. In questo ambito il corso è il primo in Italia.
Qual è lo stato dell'arte delle comunità energetiche in Italia (quante sono già operative, in quali forme si sono costituite, in quali aree) e che tipo di impatto stanno generando a livello energetico? Quali sono le prospettive di crescita del settore?
Secondo Legambiente, in Italia, su 100 comunità energetiche mappate a giugno 2022, solo 16 sono riuscite ad arrivare a completare l’intero iter di attivazione presso il GSE. Tuttavia, a seguito del comunicato del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin in cui stima che, anche attraverso i meccanismi incentivanti, si possano costituire 15000 CER nei prossimi anni, si è attivato un fortissimo interesse soprattutto di pubbliche amministrazioni e pmi su questo tema. Tuttavia, l’assenza della ufficializzazione del DM sulle comunità energetiche (inviato in consultazione alla Commissione Europea a fine febbraio) mantiene ancora una incertezza diffusa sulla concretezza dei piani economici che necessariamente devono essere studiati in fase di progettazione di una CER. Inoltre, la lunghezza delle procedure amministrative programmate rende poi lento il processo di effettivo avvio di queste associazioni.
In sostanza quindi l’impatto delle CER come soggetto abilitante per la diffusione capillare delle fonti rinnovabili è ancora molto limitato anche se si è sviluppata una grande aspettativa. Ovviamente, se i ritardi e le lunghezze burocratiche dovessero far raffreddare questa aspettativa, si potrebbe creare un rimbalzo negativo che potrebbe ridurre l’attenzione su questo tema, che invece rimane a mio parere un importante soggetto abilitante per la transizione ecologica, soprattutto per gli aspetti sociali e formativi che a volte sono messi un po’ in secondo piano da quelli puramente economici.